Profilo artistico
a cura di Gehum Tabak
Quando
il tempo della vita non dà voce al senso delle cose, a volte
la
creatività è il mezzo per coniugare
l’essere alla
determinazione della nostra esistenza. L’aspetto
creativo è quel segmento che
unisce l’inconsapevolezza dell’evento alla
concretezza
della conoscenza, che si svela nell’estemporaneità
del
fare artistico. E’
tra questi due fronti che si sviluppa la tematica del lavoro di
Emanuele Ierovante, proponendo immagini sulla rappresentazione della
natura morta, del paesaggio, della figura, nelle varie tecniche (olio,
tempera, acquerello). Esperienze queste che si sono consolidate e
ripetute nel corso della storia della pittura, risolvendosi troppe
volte in manifestazioni speculative dell’immagine a scapito
della conoscenza
storico-artistica.
Non c’è dubbio che l’autore attinga dal grande serbatoio dell’inconscio alcune percezioni che si traducono in una vigorosa plastica dalla forte componente cromatica. Conoscenze queste che si sono maturate in un rapporto anoetico dell’artista con il mondo circostante per poi consolidarsi studiando e osservando le opere dei grandi maestri dei primi del ‘900, in particolare i lavori di Van Gogh, precursore, con altri maestri, della grande compagine dell’arte espressionista. Riferimenti in tal senso sono evidenti in alcuni dipinti eseguiti ad acquerello, dove le riprese del “Giardino del Pincio” e gli scorci di “Piazza del Popolo” vengono caratterizzati dalla forte incisività del segno che denota una intensa esperienza emozionale della realtà. Altri momenti rappresentati in un’atmosfera di raccolto intimismo, come nei dipinti “Autoritratto”, “Abiti appesi”, “Figura davanti al cavalletto”, soppesano, in un clima di pacata malinconia la caducità del tempo che passa.
Ierovante si confronta pure con le strutture della città moderna, che viene rappresentata in un contesto sistematico razionale. Tanto che gli impianti architettonici della città, degradata dai grandi complessi abitativi, si scompongono in un ordinato rigore funzionale, proiettando una “Città ideale” nel ritmico alternarsi dei suoi tempi. Ma anche in questo caso l’autore non smentisce il senso di profonda inquietudine che queste strutture comportano nell’incisività dei suoi toni, dove gli sprazzi di elementi naturali risentono sempre del disagio di un sistema preordinato. E la città di notte si accende della luce irrazionale, metallica, dei riflessi della luna che investe, in un taglio sinistro, il tessuto urbano quasi a presagire un evento che si sta per compiere. Altre volte l’autore volge lo sguardo verso una visione naturalistica, come nel dipinto “Il paesaggio”, con tutti i componenti del tessuto arboreo, dell’acqua, dei rilievi montuosi e dell’agglomerato urbano. È una proiezione quasi irraggiungibile nella rappresentazione oggettiva formale; è un luogo lontano nel tempo, l’altra parte della realtà, quella della fantasia. Un paesaggio che non si determina nell’esaltazione dell’incisività cromatica, ma sfuma nei velati toni dell’acquerello verso una dimensione mitica. In un linguaggio quasi olistico, l’artista compone la scena oltre il senso delle cose, e il tempo della vita scorre verso una visione di mistica bellezza. |
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© Emanuele Ierovante - 2000/2008
Ultimo
aggiornamento: Gennaio 2008
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emanuele@ierovante.it